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"Un gioiello ad Umbertide
Ci sono posti come la Locanda Appennino dove tutto, dagli ambienti confortevoli all'attento servizio, dalla ricerca delle materie prime al modo di cucinarle, sembra pensato per riconciliare con il piacere e il gusto di mangiare al ristorante. Il merito è di Laura, minuta, tenacissima, appassionata proprietaria del locale. Nel suo essere patronne, chef e vera e propria "One woman show", Laura ricorda, nello spirito non certo nel fisico e nei modi, i proprietari delle osterie di una volta (ma qui siamo a ben altro livello) cioè quegli omoni che, vere anime dei loro locali, dopo aver fatto la spesa e passato la mattina a cucinare, all'ora di pranzo e di cena si trasferivano tra i tavoli a ricevere i clienti.
Appassionata proprietaria, si diceva. In effetti, se non fosse stata sorretta da una passione divorante (è forse questo l'aggettivo che la fotografa meglio) difficilmente a 26 anni, smessi i panni di chimico, senza alcuna esperienza né tradizione famigliare alle spalle, avrebbe potuto lanciarsi in questa avventura. Era il 2004 quando, con il solo aiuto di mamma Elvira in cucina, ha deciso di rilevare la Locanda, luogo storico della ristorazione di Umbertide, aperta oltre 120 anni fa al tempodella costruzione della linea ferroviaria Appennino (di qui il nome).
Laura non ha avuto dubbi nel puntare fin da subito alla qualità . A partire dalle materie prime di assoluta eccellenza. In cucina (di una pulizia specchiatissima, così come il bagno: particolari spesso ingiustamente trascurati nella valutazione di un ristorante) si usa solo olio extravergine di frantoi locali che privilegiano la spremitura a freddo; la farina per la pasta, i dolci e i pani, tutti fatti in casa, la fornisce un molino di Bevagna che macina solo
"biologico"; il miele lo produce un'azienda apistica della zona, mentre la carne proviene da piccoli allevamenti locali, dove gli animali pascolano all'aperto.
Con queste premesse che "aprono" lo stomaco, veniamo al "cucinato". Menu non vasto, com'è giusto che sia per un locale piccolo e raccolto che accoglie al massimo 40 coperti. La linea è quella dettata dal territorio e dalla tradizione della cucina umbra con qualche indovinata apertura. Dopo un antipasto di assaggini dove giganteggiano dei deliziosi sformatini di verdure, la scelta spazia tra degli insoliti ravioli di patate, delicati taglierini al sugo di piccione e la pasta "Appennino", una pasta all'uovo tirata un po' molle e trattata come i passatelli. Laura la prepara con gli asparagi o con il classico tartufo. A questo proposito, una piccola digressione. La pasta con il tartufo si trova ovunque in Umbria. Sennonché, spesso il condimento è a base di ignobili salse che del tartufo hanno solo il nome, manco l'odore. È facile accorgersi che la pasta portata in tavola da Laura non è condita con simili porcherie, essendo letteralmente ricoperta da lamelle di tartufo.
Tra i secondi, una gloria locale come l'Arrabbiata di pollo , è affiancata da uno stinco di maiale che si scioglie in bocca e da un'oca in porchetta che mamma Elvira si è allenata a cucinare per anni nella sagra del paese. Ed è arrivata a farla buona al punto che, nei giorni della festa, sembra il paese si riempisse di gente giunta lì da tutta l'Umbria per assaggiarla. Per finire, se avete ancora posto (le porzioni sono abbondanti) ci sono i dolci fatti, come dicevamo, in casa buona, anche se per i nostri gusti un po' troppo zuccherina, la torta al limone; ben eseguita la crostata con pere, cioccolato e cannella. Laura ci ha magnificato anche un pane abbrustolito con miele e noci. Il giorno della nostra visita non c'era ma, assaggiato tutto il resto, non abbiamo difficoltà a crederle sulla parola. Detto di una cantina piccola ma ben curata, dove i ricarichi sono onestissimi e "attenzione" è rivolta ai piccoli produttori, veniamo al conto, che vi riserva un'ultima, piacevole sorpresa: per un pasto completo, gratificante e molto sazievole, difficilmente spenderete più di 30 euro.
In tanto godimento due soli nei, piccoli e di poco conto. In un locale così curato stonano, a nostro modo di vedere, tovaglie e tovaglioli di carta, anche se in tinta e molto carini; e, alle pareti, le foto di terre lontane e addirittura un tappeto africano. Ma al riguardo, Laura non vuole saperne: sono il ricordo, dice, dei suoi viaggi di piacere e umanitari (è anche impegnata nel volontariato). E chissà che, alla fine, non abbia ragione lei.

Renato Ciccarelli
Esperto di enogastronomia
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